Protokoll der 6. Sitzung des Kongresses von Laibach

Journal des Conférences

No Numéro 6. Conférence du 22 Janvier.

Mr Monsieur le Prince de Ruffo a communiqué aujourd’hui à la Conférence la lettre, dont copie ci-jointe, que S. M. Sa Majesté le Roi de Naples se propose d’adresser à S. A. R. Son Altesse Royale le Duc de Calabre. Mrs Messieurs les Plénipotentiaires ont rendu justice à la franchise et à la noble confiance que cette lettre respire.

On a prévenu Mr Monsieur le Prince de Ruffo que, conformément au désir que S. M. Sa Majesté Sicilienne avait témoigné dans sa déclaration du 19 , la lettre du Roi sera accompagnée d’Instructions adressées aux Ministres ou Agens diplomatiques résidant à Naples ; instructions dans lesquelles on fera entrer la substance de ce qui se trouve consigné dans les Journaux des Conférences précédentes et dont les dits agens feront usage pour coopérer aux succès de la démarche du Roi.

Mr Monsieur le Prince de Ruffo a annoncé ensuite que S. M. Sa Majesté le Roi avait l’intention d’appeler auprès de sa personne le Duc de Gallo pour que la Conférence lui fasse directement connaître les déterminations qui ont motivé la démarche du Roi envers le Duc de Calabre, après quoi le Duc de Gallo se rendrait à Naples en même tems que la lettre du Roi y serait envoyée.

Il a été répondu à Mr Monsieur le Prince Ruffo que, vu qu’il ne s’agissait dans cette occasion que d’une simple communication à faire à Mr Monsieur le Duc de Gallo, il n’y avait de la part de la conférence aucune objection à ce que S. M. Sa Majesté le Roi venait de proposer.

Lu et Certifié à

la conférence du 23 Janvier

Gentz
Annexe au Journal No Numéro 6.

Carissimo figlio,

Voi ben conoscete i sentimenti che mi animano per la felicità dei miei popoli, ed i motivi pei quali solamente ho intrapreso ad onte della mia età e della stagione un così lungo e penoso viaggio.

Ho veduto che il notre paese era minacciato da nuovi disastri, ed ho creduto perciò che nessuna considerazione dovesse impedirmi di fare un tentativo che mi veniva dettato dai più sacri doveri.

Fin dai miei primi abboccamenti coi Sovrani, ed in seguito delle communicazioni che furono fatte delle deliberazioni che hanno avuto luogo dalla parte dei Gabinetti riuniti a Troppau, non mi è restato più dubbio alcuno sulla maniera colla quale le Potenza giudicano gli avvenimenti accaduti in Napoli dal 2 di Luglio 2 fino a questo giorno. Le ho trovate irrevocabilmente determinate a non ammettere lo stato di cose ch’è risultato da tali avvenimenti, ne ciò che potrebbe risultarne; a riguardarlo come incompatibile colla tranquillità del mio Regno e colla sicurezza degli stati vicini; ed a combatterlo piuttosto colla forza delle armi, qualora la forza della persuasione non ne producesse la cessazione immediata.

Questa è la dichiarazione che tanto i Sovrani, quanto i Plenipotenziari rispettivi mi hanno fatta, ed alla quale nulla può indurli a rinunciare.

E’al di sopra del mio potere, e credo, d’ogni possibilità umana, d’ottenere un altro risultato. Non vi è dunque incertezza alcuna sull’alternativa nella quale siamo messi, ne sull’unico mezzo che ci resta per preservare il mio Regno dal flagello della guerra.

Nel caso che tal condizione, sulla quale i Sovrani insistono, sia accettata, le misure che ne saranno la conseguenza verranno regolate colla mia intervenzione. Devo però avvertirvi che i Monarchi esiggono alcune garanzie giudicate momentaneamente necessarie per mantener la tranquillità degli stati vicini.

In quanto al sistema che deve succedere all’attuale stato di cose, i sovrani mi han fatto conoscere il punto di vista generale, sotto cui essi riguardono tal questione.

Essi considerano come un oggetto della più alta importanza per la sicurezza e la tranquillità degli stati vicini del mio Regno, e per conseguenza per l’Europa intiera, le misure che adotterò per dare al mio governo la stabilità, della quale ha bisogno, senza voler restringere la mia libertà nella scelta di queste misure. Essi desiderano sinceramente che circondato dagli nomini i più probi ed i più savi fra i miei sudditti, io consulti i veri, e permanenti interessi dei miei popoli, senza perder di vista quelli che esigge il mantenimento della pace generale; e che risulti dalle mie sollecitudini e dai miei sforzi un sistema di governo atto a garantire per sempre il riposo e la prosperità del mio Regno, e tale da render sicuri nel tempo stesso gli altri stati d’Italia agitati dalle inquietudini che gli ultimi avvenimenti del nostro paese avevano loro cagionate.

È mio desiderio, carissimo figlio, che voi diate alla presente lettera tutta la pubblicità che deve avere, affinché nessuno possa ingannarsi sulla pericolosa situazione nella quali ci troviamo. Se questa lettera produce l’effetto che mi permettono d’aspettarne tanto la coscienza delle mie paterne intenzioni, quanto la fiducia nei vostri lumi, e nel retto giudizio e lealtà dei miei popoli, toccherà a voi di addottare quelle misure provvisorie che giudicherete opportune a mantener l’ordine pubblico e l’amministrazione del paese, finche io possa farvi conoscere la mia volontà in una maniera più esplicita.